Il Comunicato del 17 marzo 2003

Lame e manganelli

16 marzo, domenica sera, alcuni compagni escono dal Tipota, un locale del Ticinese frequentato abitualmente dai ragazzi dei centri sociali della zona. Fuori ad aspettarli tre neofascisti del quartiere armati di lame: li colpiscono ripetutamente in punti vitali lasciandone due stesi al suolo. Scatta l’allarme, nel giro di pochi minuti una decina di compagni arriva sul posto; la situazione appare subito gravissima.

L’ambulanza tarda ad arrivare, mentre immediatamente sopraggiungono tre pattuglie di polizia e una di carabinieri. In quelle strade strette, le auto delle forze dell’ordine ostruiscono “strategicamente” la via, bloccando la circolazione e contribuendo a un ulteriore ritardo dei soccorsi. Intanto il sangue scorre e Davide non arriverà vivo in ospedale. È morto.

L’altro compagno sarà operato nel corso della nottata e tuttora la prognosi è riservata, ma è fuori pericolo di vita. Poco dopo la partenza delle ambulanze arriva davanti al locale anche una camionetta di celere; i poliziotti scendono già con i caschi in testa; ma bastano le urla di rabbia e dolore di una decina di compagni a farli battere in ritirata.

Ancora incerti sulle condizioni dei ragazzi, una quindicina di persone comincia a raggiungere il Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo, già pattugliato da alcune volanti. I medici ci comunicano che il compagno è morto; l’hanno ammazzato. Disperazione, incredulità, rabbia…

Allontaniamo la polizia che si insinua provocatoriamente tra noi. Dopo poco arrivano i rinforzi, sia di polizia che di carabinieri; chiudono l’ingresso e danno il via a feroci cariche sia all’interno dell’ospedale che all’esterno. Si apre la caccia all’uomo, inseguimenti e pestaggi al grido di «Comunisti bastardi… vi ammazziamo tutti…»; una decina di compagni vengono gravemente feriti: quaranta punti di sutura sul viso, denti rotti, teste aperte, facce sfigurate e sangue dappertutto.

Molti vengono ammanettati e picchiati duramente, compaiono addirittura mazze da baseball, tubi di ferro ed estraibili, alcuni vengono portati in questura e denunciati a piede libero, altri gettati in strada a qualche centinaio di metri dal San Paolo, altri interrogati seduta stante.

Lo scenario di questa notte rievoca le cronache dell’irruzione alla scuola Diaz a Genova nel 2001; la brutalità poliziesca che, da Napoli in poi, ricorre ai danni di chi pratica l’opposizione sociale. Più in generale, essa si associa alla repressione verso qualsiasi insorgenza di conflitto sociale. La polizia (e chi la comanda) che ha massacrato questa notte, è la stessa che preleva gli immigrati e li deporta in via Corelli, è la stessa che sfratta militarmente chi per necessità occupa una casa, è la stessa che picchia lavoratori e disoccupati in lotta, come di recente a Napoli. Che coincidenza, morire di marzo, proprio il giorno prima dell’anniversario della morte di altri due compagni assassinati impunemente dai fascisti. Era il 1978, erano Fausto e Iaio. Oggi, 25 anni dopo, una nottata insanguinata dalle lame di fascisti e dai manganelli della polizia; un compagno ucciso, l’altro in fin di vita e decine di feriti. Anche in città si prepara il clima per il via alla guerra. Fascisti e polizia, tutori di un potere che scatena guerre, fame e distruzione in tutto il mondo, colpiscono in maniera criminale chi tenta di opporsi alla logica della guerra.
PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO!

Assemblea/Presidio ore 18 all’O.R.So. via Gola 16 Milano


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